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Parola d’ordine: “accoglienza!”

La nostra Scuola apre presto ogni mattina le sue porte per accogliere bambini e ragazzi i cui genitori si recano al lavoro magari lontano.

L’accoglienza è per noi suore salesiane il primo gesto di affetto nei confronti dei nostri ragazzi!

Sentirsi attesi e accolti è per loro rassicurante, mette a proprio agio, permette alla persona di sentirsi bene. I primi giorni di scuola sono sempre un importante momento di accoglienza preparata per tempo e con cura perché così Don Bosco e Madre Mazzarello avrebbero desiderato da chi cerca di vivere ogni giorno ciò che loro stessi hanno sperimentato e ci hanno consegnato in eredità, un’eredità preziosa che motiva le nostre scelte ogni giorno dal primo gesto del mattino.

Le suore e poi gli insegnati sono lì in portineria e in cortile ad accogliere, a vivere poi con i ragazzi il momento del “buon giorno” come spazio per accogliere il tempo di scuola che nasce e metterlo subito sotto il segno della cordialità, di proposte positive e di apertura a tutto ciò che di buono e di bello porterà con sé anche nella fatica dello studio e dell’impegno scolastico

Dice il dizionario che “l’accoglienza è un’apertura: ciò che così viene raccolto o ricevuto viene fatto entrare – in una casa, in un gruppo, in sé stessi. Accogliere vuol dire mettersi in gioco, e in questo esprime una sfumatura ulteriore rispetto al supremo buon costume dell’ospitalità. Chi accoglie rende partecipe di qualcosa di proprio, si offre, si spalanca verso l’altro diventando un tutt’uno con lui

È veramente così per chi opera nelle case salesiane e i percorsi di accoglienza che accompagnano le prime settimane di scuola lo esprimono certamente al meglio. La classe ben preparata, il benvenuto e bentornato scritto sulla lavagna e messo su ciascun banco, la pulizia dei corridoi e delle aule, i poster colorati sui muri, ma soprattutto il sorriso e l’atteggiamento delle suore e degli insegnanti dicono ai bambini o al ragazzo che è accolto e che è atteso.

Papa Francesco in “La gioia del Vangelo” scrive: “L’accoglienza cristiana è vicinanza, apertura al dialogo, pazienza, cordialità che non condanna. Se prendiamo un dizionario della lingua italiana apprendiamo che accogliere significa ricevere o ospitare qualcuno o disporre per una persona un ambiente. Il primo passo per accogliere veramente significa fare spazio dentro di noi, comporta un avvicinarsi deciso e nello stesso tempo delicato all’altro che percepiamo essere in difficoltà o nel bisogno. L’accogliere quindi conduce a farsi vicini, a non essere freddi e insensibili, a non aspettare necessariamente che l’altro “bussi” alla mia porta di casa. L’accoglienza porta ad essere persone che ascoltano, che cercano di comprendere le ferite e il dolore dell’altro. L’accoglienza si realizza dove al centro c’è la persona da accogliere e non il mio desiderio di sentirmi a posto per offrirgli qualcosa. Naturalmente accogliere significa davvero essere disposti a “patire” con e per l’altro”.

Ci crediamo davvero e cerchiamo di viverlo in modo particolare per i nuovi alunni che arrivano da scuole dell’infanzia o primaria diverse dall’IMA e hanno nel cuore le piccole ma importanti paure di chi entra in un nuovo ambiente. Ecco perché tutti i docenti si fanno aiutare dagli alunni più grandi di quinta o di terza media per accogliere i nuovi compagni di prima e il percorso si articola e si snoda tra canti, giochi, IMATOUR per conoscere i luoghi e soprattutto le persone che incontreranno vivendo la vita scolastica, buon giorno della coordinatrice e della Direttrice, dinamiche e giochi  di conoscenza, insomma tanti piccoli gesti corali posti con semplicità affinché ciascuno si senta accolto.

Buon cammino dunque a tutti con l’augurio di sentirvi sempre accolti da Maria Ausiliatrice nella sua casa dove, lo affermava don Bosco, chi vi entra non entra per caso, è Lei che vi ci ha portato.

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