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Bariona: il Figlio del Tuono

Sabato 14 dicembre si è tenuto il tradizionale mercatino di Betlemme, occasione di comunione, confronto e condivisione tra tutti gli ordini e gradi del nostro Istituto.

Ogni scuola ha contribuito alla realizzazione dell’evento che ha richiesto settimane di preparazione: se foste passati tra i corridoi dell’istituto nelle settimane che hanno preceduto la manifestazione, avreste assistito alla costruzione delle casette che hanno delimitato fisicamente e simbolicamente l’evento e avreste sentito i due cori dell’Istituto intonare canzoni di Natale.

I tre indirizzi della scuola secondaria si sono adoperati per mettere in scena una riduzione dell’opera di Satre “Bariona o il figlio del tuono”, scritta dal filosofo durante la prigionia presso il campo di concentramento di Treviri in occasione del Natale del 1940. Come dichiarato dallo stesso autore, il testo vuole rivolgersi a credenti e non, ma attraverso la narrazione delle vicende di Bariona emergono lo spiraglio di serenità e la speranza di liberazione sia religiosa sia politica che accomunano il protagonista dell’opera e l’autore stesso.

I nostri studenti non si sono dedicati sono nel recitato, ma anche alla danza, attraverso gli intermezzi tra un’azione teatrale e l’altra, alla realizzazione delle scenografie e alla musica, come testimoniano le canzoni intonate dal coro durante lo spettacolo.

Riprendendo le parole della direttrice della Casa, suor Francesca Robustelli, non era scontato che ragazzi tra i 14 e i 19 anni si prodigassero per la riuscita della recita e invece i nostri studenti si sono impegnati per settimane per imparare la parte (recitata, cantata o danzata), riuscendo a conciliare le prove con le consuete attività didattiche.

Il risultato del loro impegno è stato ripagato dagli applausi che hanno ricevuto sabato: sugli spalti, ad assistere alla loro rappresentazione, c’erano genitori, amici, compagni di scuola e professori, tutti sinceramente meravigliati dalla performance.

So che mi ami e amerai nostro figlio ancor più di me. Rallegriamoci, Sara, perché Cristo è nato e il bambino che porti in grembo è con lui. Allevalo senza nascondergli le miserie del mondo ed avvertilo contro di esse. E quando sentirà la sua immensa solitudine digli, da parte mia, che suo padre ha sofferto tutto ciò ed è morto nella gioia amandolo. Sono libero e leggero, marcio contro i soldati di Erode e Dio sarà al mio fianco. Addio, mia dolce Sara. Alza la testa e sorridimi, devi essere felice.”

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