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Educare nel cambiamento

Negli ultimi tempi, soprattutto in ambito cattolico, si è avviata un’ampia riflessione sulle condizioni delle Scuole e dei Centri di formazione professionale (CFP) definibili come cattolici o di ispirazione cristiana.

Recentemente il Consiglio nazionale della Scuola Cattolica ha pubblicato un documento dal titolo “Educare nel cambiamento” per promuovere e sostenere un’azione che confermi e rafforzi il ruolo della scuola cattolica nella società italiana alla luce dei cambiamenti in atto. Lo afferma Monsignor Crociata, segretario della CEI, nella prefazione del documento stesso. Sono cambiamenti di natura antropologica e sociale che interpellano la pedagogia, la didattica, le relazioni e mettono in crisi l’identità della scuola, se questa non si riprogetta continuamente.

La sfida è quotidiana perché nella scuola questi elementi si intrecciano e si devono “fare i conti con esigenze, generazioni e modelli educativi diversi da quelli cui si era abituati fino a un passato anche recente” dice Papa Francesco.

La scuola si interroga sulla qualità dell’offerta formativa, legge i cambiamenti e si confronta con le nuove sfide. Questo l’orizzonte del documento “Educare nel cambiamento” che si sviluppa intorno ad un concetto: pensare la scuola e l’educazione nel contesto attuale dove la scuola paritaria è  una risorsa per la pluralità di proposte che la sua presenza permette di attivare, proponendosi come  “stimolo nel sistema nazionale dell’istruzione”.

In una società caratterizzata dalla “cultura del frammento”, spiega Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio CEI per l’educazione, da una drammatica denatalità, dalla riduzione del personale religioso e dall’avanzare del laicismo, “essere una scuola cattolica – si legge nel testo – non può risolversi in alcuni aspetti aggiuntivi della vita scolastica, ma deve comparire negli stessi criteri di costruzione e conduzione del curricolo scolastico”.

Di qui la necessità di fare discernimento alla luce della missione propria della scuola cattolica. Un’azione che riguardi carisma, bisogni educativi del territorio, contesto ecclesiale in cui la scuola è inserita, risorse umane e materiali di cui dispone, in alcuni casi anche l’ipotesi di chiusura. Il sussidio, precisa Diaco, “non si rivolge solo a quanti sperimentano con più forza la crisi. Alla radice del discorso c’è l’invito a crescere nella capacità di fare discernimento, che non è solo cercare soluzioni ai problemi che si presentano” ma chiedersi “come attuare oggi la vocazione a dare vita a comunità educanti, centrate sugli alunni, cristianamente ispirate e aperte a tutti”.

Il documento è articolato in tre parti: il confronto con il cambiamento, la sfida del discernimento e una “griglia” per svolgerlo in cui sono presentati sei “nodi”: il progetto educativo (sua qualità pedagogica-didattica-culturale e rispondenza alle attese delle famiglie e della società); la comunità educante (valorizzazione delle relazioni e corresponsabilità in un progetto comune); la formazione (con particolare attenzione alla qualificazione dei laici); la gestione economica e amministrativa (competenze specifiche, sostenibilità, trasparenza); la scelta delle figure con ruoli di responsabilità (pure qui competenze specifiche ma anche appartenenza alla Chiesa e adesione al carisma); infine confronto, condivisione e collaborazioni con altre scuole cattoliche e anche statali perché “lavorare da soli oggi vuol dire isolarsi e disperdere energie e risorse”, si legge nel sussidio.

Mettere in campo strategie e scelte, spesso difficili e non indolori, per superare criticità che possono mettere a rischio il futuro dell’opera educativa, finisce per premiare. Lo dimostrano le buone pratiche raccolte nella terza sezione del sussidio: esperienze di passaggio della scuola a un nuovo soggetto gestore; collaborazioni, accorpamenti, reti e sinergie tra istituzioni scolastiche e tra Cfp; azioni e strumenti di sostegno e accompagnamento messi in campo dalle Congregazioni religiose e da altri organismi di scuola cattolica.

Ci auguriamo che lo Spirito aiuti a fare discernimento e ad individuare collaborazioni e strade nuove per un’educazione che parli al cuore e alle menti dei nostri studenti e formule organizzative e gestionali sostenibili.

Sr Marilisa Miotti

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